La macchina per tritare l'acqua


Da La Repubblica del 23/10/2012 di Alberto Bisin
Occorre notare che l’azione del governo, specie in materia economica,  ha perso incisivita’, che molti dei provvedimenti recenti sono destinati ad avere effetti di secondo e terzo ordine sulla situazione economica del paese, che la maggior parte dei provvedimenti necessari sono o irrimediabilmente annacquati e smussati o rimandati a tempi futuri.

Alzare una tassa (l’Iva) ed abbassarne un’altra (l’Irpef) ha una sua logica, all’interno delle legge di stabilita’, ma resta un provvedimento di  minima rilevanza in un paese il cui carico fiscale soffoca famiglie e imprese  al limite della sostenibilita’. Per tagliare le tasse, ad esempio per diminuire il cuneo fiscale in misura tale da permettere una sostanziale ripresa di competitivita’ alle imprese, e’ necessario incidere sulla spesa pubblica in modo determinante. Ed invece nulla si sente al proposito: la proposta di Francesco Giavazzi di taglio ai sussidi alle imprese sembra rimasta lettera morta nonostante abbia ricevuto una specie di appoggio addirittura da Confindustria. E cosi’ e’ per i piani di dismissione di parte del patrimonio pubblico (che comunque il governo sembrava intenzionato ad attuare attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, con una operazione contabile essenzialmente di facciata).
Le liberalizzazioni hanno fatto una fine dolorosa: i taxi e le farmacie, naturalmente, ma anche gli avvocati. Questi ultimi sono riusciti in questi giorni a svuotare dall’interno la riforma della loro professione, alla Camera, nei suoi punti cruciali: dall‘accesso delle societa’ di capitali, alla trasparenza, e persino alle tariffe (che rientrano come parametri di riferimento e con il parere di congruita’ riservato all’Ordine). Non si registrano nemmeno interventi degni di nota riguardo alle  aziende pubbliche. Il ministro Grilli  (molto inopportunamente a mio parere) le ha dichiarate quasi tutte strategiche: evidentemente questo serve a zittire chi ne propone la vendita, ma non implica  azioni solerti a loro difesa qualora, come nel caso Finmeccanica, il presidente ed  amministratore delegato sia indagato per fatti gravissimi. 
Non si puo’ infine mancare di osservare che il governo ha dall’inizio evitato anche solo di prospettare interventi sul sistema bancario. Ma purtroppo la struttura di governance delle nostre banche, legate alla politica attraverso le Fondazioni, e’ una delle cause dell’acutezza della crisi economica in cui versa il paese, perche’ le ha indotte a preferire il credito al settore pubblico (attraverso la sottoscrizione di titoli del debito)  al credito al settore privato, cioe’ a famiglie e imprese.
Se anche l’emergenza fosse stata superata (e purtroppo non credo affatto che questo si possa dire) l’ottimismo espresso in questi giorni dal premier appare mal riposto. Purtroppo il problema del nostro paese non sta nella congiuntura, per quanto essa sia oggettivamente sfavorevole, ne’ nell’austerita’ imposta dal necessario riaggiustamento a breve del bilancio, ma nella sua incapacita’ a crescere; incapacita’ che dura da 20 anni. Per questo sono necessarie riforme strutturali ed istituzionali importanti, ci si vergogna quasi a continuare a dirlo. Una nuova legge sulla corruzione, per quanto essa sia da considerarsi un notevole risultato politico, non sfiora nemmeno le cause fondamentali della corruzione stessa, tra cui i) una struttura politico-istituzionale mal disegnata, in termini di incentivi, a livello centrale come a livello locale; ii) una giustizia lenta ed inefficiente che non garantisce un vero meccanismo di deterrenza.  
A proposito di crescita, come non lamentare la situazione della scuola e dell’universita’, fattori di crescita fondamentali nel lungo periodo? Davanti alle enormi criticita’ evidenziate dai test Pisa, e soprattutto davanti all’enorme variabilita’ di risultati a livello geografico, proporre un generale aumento delle ore di insegnamento da parte degli insegnanti ha davvero poco senso. Si tratta infatti di una proposta avulsa da una analisi seria e ragionata della situazione della scuola e quindi avulsa da un qualsiasi piano di intervento difendibile.  Molti insegnanti lavorano abbastanza, e molti invece non lo fanno. Si tratta di mettere in piedi sistemi e meccanismi per poter distinguere chi lavora con successo e chi no e per agire poi su queste distinzioni, per sostenere un sistema scolastico che operi nell’interesse dei ragazzi e non solo in quello dei docenti.  Lo stesso si puo’ dire per l’universita’: alcuni professori insegnano e pubblicano, altri molto meno. Una riforma dell’universita’ non puo’ mancare di sviluppare con serieta’ e trasparenza nuovi  meccanismi di valutazione e poi di distribuzione delle risorse. Anche qui, qualcosa il governo ha fatto, proseguendo l’azione di quello precedente, ma senza l’intensita’  e l’integrita’ necessarie, permettendo anzi che pratiche deteriori da parte del potere accademico sminuiscano questi sforzi.
E’ chiaro che la situazione non e’ favorevole ad una azione incisiva da parte del governo sui temi economici: l’andamento degli spread sembra sotto controllo, la campagna elettorale produce il solito falso dibattito, e vari ministri stanno posizionandosi nell’agone politico futuro. Ma il paese ha davvero bisogno di un governo che, anche in questi momenti, eviti  di operare come (quella che Gherardo Colombo, riferendosi alla giustizia, ha chiamato) una “macchina per tritare l’acqua”.

Nessun commento:

Posta un commento

Commetti contenenti insulti e frasi oscene saranno cancellati