Dal "Sole 24 ore" di lunedì 3 settembre
Quando il francese Alexis de Tocqueville, filosofo politico e morale,
pubblicò il primo volume de "La democrazia in America", nel 1835, lo fece perché
riteneva che la Francia fosse in una situazione molto grave e che potesse
imparare qualcosa di utile dall'esperienza americana. Possiamo solo cercare di
immaginare cosa avrebbe scritto della convention nazionale del Partito
repubblicano a Tampa, in Florida.
Secondo Tocqueville, l'accentramento del potere nelle mani dell'assolutismo
borbonico, seguito dalla Rivoluzione francese e dall'impero napoleonico, aveva
distrutto sia gli aspetti positivi che quelli negativi dell'ordine neofeudale
francese. A distanza di decenni, il nuovo ordine ancora non aveva raggiunto un
assetto definitivo.
I sudditi dell'antico ordine, almeno secondo Tocqueville, erano smaniosi di
difendere le loro libertà individuali e gelosi della loro sfera d'indipendenza.
Erano consapevoli di far parte di una ragnatela di doveri, poteri,
responsabilità e privilegi grande quanto la Francia stessa. Ma tra i francesi
del 1835 «la dottrina dell'interesse» aveva prodotto un «egoismo sprovvisto di
discernimento». Dopo aver «distrutto una società aristocratica», i francesi
pensavano di potersi fermare «compiaciuti in mezzo alle rovine dell'antico
edificio».
Alla Francia "malata" del 1835, Tocqueville contrapponeva la florida America,
dove l'attaccamento all'idea che la gente dovesse perseguire il proprio
interesse era altrettanto forte, ma diverso. La differenza, secondo il filosofo
francese, stava nel fatto che gli americani erano consapevoli che non potevano
prosperare se non prosperavano anche i loro vicini, e perciò perseguivano sì il
proprio interesse, ma un interesse «bene inteso».
Tocqueville osservava che «gli americani si compiacciono di spiegare come
l'amore illuminato per loro stessi li conduca continuamente a prestarsi un aiuto
reciproco e li disponga a sacrificare volentieri al bene dello Stato una parte
del loro tempo e delle loro ricchezze». Per i francesi, al contrario, si
prospettava un futuro in cui era «difficile prevedere fino a quale stupido
eccesso potrebbe spingersi il loro egoismo» e «in quali vergognose miserie essi
affonderebbero per paura di sacrificare qualcosa del loro benessere alla
prosperità dei loro simili».
Per Tocqueville la malattia della Francia del 1835 nasceva dall'eredità
borbonica di governo autoritario, dall'alto, mentre la prosperità del l'America
consisteva nel suo governo democratico, dal basso. Se si garantisce alle
comunità locali un sufficiente controllo sulla gestione dei propri affari,
sosteneva Tocqueville, si «vedrà facilmente lo stretto legame che unisce
l'interesse particolare all'interesse generale». «Le libertà locali, che fanno
sì che un grande numero di cittadini ricerchino l'affetto dei loro vicini e dei
loro parenti, conducono dunque continuamente gli uomini gli uni verso gli altri,
malgrado gli istinti che cercano di separarli, e li costringono ad aiutarsi fra
loro».
Sono passati quasi due secoli da quando Tocqueville scrisse la sua
celeberrima opera. Il legame fra l'interesse generale e l'interesse privato dei
singoli americani è diventato molto più forte, anche se il loro interesse
privato è legato a una casella postale alle isole Cayman. Anzi, tutte le fortune
realizzate con il private equity nell'ultima generazione non hanno potuto
prescindere da investimenti o scambi con quel nucleo industriale dell'economia
mondiale che è l'Atlantico settentrionale.
Ma i meccanismi che i singoli individui possono usare per coordinarsi con i
loro vicini in un'azione politica capace di fare la differenza nella propria
vita sono diventati molto più labili. Se, per esempio, il 25% delle mille
famiglie del quartiere Brookside di Kansas City, nel Missouri, sottoscrive un
pre-abbonamento, Google offrirà ben presto a tutte le mille famiglie
l'opportunità di avere servizi internet molto economici e molto veloci. Ma
questa è la proverbiale eccezione che conferma la regola.
E i repubblicani si sono riuniti a Tampa per celebrare la regola, per dire
che l'America che vide Tocqueville non esiste più: gli americani non credono più
che il benessere dei ricchi poggi sulla prosperità degli altri. Al contrario: i
ricchi devono la loro ricchezza unicamente alla propria buona sorte e ai propri
sforzi. I ricchi - e solo i ricchi - hanno "costruito" quello che hanno. La
disponibilità a sacrificare una parte del proprio interesse privato in favore
dell'interesse pubblico nuoce all'anima e al portafoglio di quell'1 per
cento.
Forse questa tendenza morale e intellettuale si rovescerà e l'America rimarrà
eccezionale per le ragioni che Tocqueville individuò due secoli fa. In caso
contrario, Tocqueville oggi direbbe sicuramente degli americani quello che
diceva allora dei francesi. La principale differenza è che è diventato fin
troppo facile «prevedere fino a quale stupido eccesso potrebbe spingersi il loro
egoismo» e «in quali vergognose miserie essi
affonderebbero».
(Traduzione di Fabio Galimberti)