Inizia l'ultimo miglio

Per noi il tempo è oramai maturo per sottoporre ai cittadini le nostre proposte.
Mancano tre mesi alle Amministrative e la città aspetta una proposta alternativa alla attuale amministrazione.
I segnali che provengono dalle elezioni nazionali confortano ancor di più la nostra iniziale spinta. Certo le elezioni sono servite a capire anche qui in città quale sia l'umore e di questo dobbiamo tenerne conto. Noi non abbiamo partecipato alla campagna elettorale forti del nostro civismo ma abbiamo osservato i movimenti. Sappiamo ora cosa dobbiamo fare.
E' ora di serrare i ranghi e concretizzare quello che da mesi ci diciamo. Dare a questa città una nuova carta di identità, uscire dalla stagnazione ormai cronica in cui si trova e rilanciare i temi a noi cari: il territorio come risorsa ( acqua, bosco e sole), la famiglia come opportunità, l'impresa come occasione di rilancio economico e sociale. Una città che deve riprendere il ruolo di traino grazie ad una nuova amministrazione aperta e capace di leggere i cambiamenti in atto. Una città che  parla con il mandamento e che  condivide le scelte strategiche in campo commerciale, industriale, artigianale e tecnologico.
Le piazze  da completare e riempire. Dare ad esse una vocazione ed un senso.
Un comparto commerciale da rimotivare ed incentivare attraverso il dialogo con la categoria. Lontani da scelte ideologiche che di fatto hanno creato una desolazione. Un comparto turistico da agganciare alla cultura per rilanciare il bello che abbiamo. Un artigianato che aspetta di sentire vicino l'Amministrazione.
Insomma quante cose che dobbiamo risanare. Ne saremo capaci? Dal lavoro fatto in questi mesi e da quello che ho visto la mia risposta è si, si abbiamo le capacità!!!
I programmi sono innovativi e realistici. La squadra forte e motivata, volti nuovi, voglia di fare tanta.
Adesso inizia la parte più dura, una parte che compete a tutti noi che abbiamo creduto in questa pazza idea. Dobbiamo esserci e fortemente volere il cambiamento.
Inizia l'ultimo miglio.
antonio grimaldi
Coordinatore della Costituente Civica di Sondrio
  

Le risposte dei candidati



Il candidato Giordano Caprari ha inviato le sue risposte. Lo ringraziamo perchè si è reso disponibile alle nostre sollecitazioni.
Speriamo di aver dato un quadro delle proposte in campo per queste Elezioni Regionali.

GIORDANO CAPRARI, Candidato al Consiglio Regionale per il PDL



1. Una delle condizioni necessarie per il buon governo del territorio e' la semplificazione amministrativa. La frammentazione del potere decisionale, suddiviso in una miriade di enti, rende difficoltoso ed oneroso il funzionamento della macchina amministrativa.
Quali sono le proposte concrete dei candidati al fine di arrivare  alla  fusione tra comuni e la soppressioni enti inutili.
Sono nato e cresciuto in questa terra e credo di portare in dote un prezioso tesoro: la storia, la tradizione e la cultura dei nostri antenati. Secondo me questo è un legame indispensabile per affrontare con maggiore chiarezza e determinazione le problematiche che la vita odierna ci impone.
Forte di questo pensiero, che ho sempre fatto mio, ho deciso così di mettermi a disposizione della comunità di Valtellina e Valchiavenna: per questo mi piacerebbe confrontarmi con tutti, cittadini, amministratori pubblici, imprenditori, associazioni e portare le istanze del territorio in Regione, esprimendo con forza non solo i nostri bisogni e i nostri sogni, ma anche l’importanza strategica della nostra terra. Ho alle spalle oltre vent'anni di esperienza di governo di piccole amministrazioni ed enti locali: da sempre sono abituato a parlare con i cittadini per trovare soluzioni concrete ai problemi del territorio in cui abitiamo. Trasparenza, confronto, ricerca e sviluppo delle soluzioni possibili da sempre sono stati i fattori che hanno caratterizzato il mio impegno politico.Un passaggio possibile, secondo me, quello dall'idea ai fatti, grazie ad un'attenta analisi del territorio, delle sue possibilità e potenzialità. Rispondere ad esigenze concrete è stato il mio modo di operare e i risultati sono stati ottenuti anche grazie ad un lavoro sinergico volto al raggiungimento di quello che era un obiettivo comune: come, ricordo, la scommessa vinta dell'Università.
Avendo una profonda conoscenza delle problematiche che quotidianamente devono affrontare i sindaci e gli amministratori locali, comprendo bene la necessità di una apertura verso progetti di importanza provinciale  ed in particolare l’esigenza di realizzare un’unica strada per far in modo che piccoli comuni non muoiano e non perdano la loro importanza strategica. Altra questione di importanza fondamentale è l’Unione dei Comuni. L Unione se da un lato costituisce un passaggio necessario per unire le sinergie e ottimizzare i costi di alcuni servizi favorendo una gestione associata. A titolo esemplificativo, della ragioneria, delle segreterie, di uffici tecnici e dei servizi agli anziani; dall’altro non deve implicare la  perdita dell'identità dei singoli comuni.
Infine, per quanto riguarda il ruolo delle comunità montane non si può non dichiarare che ci troviamo di fronte ad un bivio: o questi enti sovra-comunali si attrezzano per gestire in nome e conto dei comuni i servizi oppure se si sceglie di creare la strada dell'unione dei comuni si sgonfia il loro ruolo. Dobbiamo scegliere. A fine 2012 abbiamo dovuto firmare tre convenzioni, ma entro il 2013 dobbiamo decidere gli accorpamenti degli altri 9 servizi.


2. Il sistema socio sanitario della nostra Provincia attraversa un momento particolare. A fronte di una offerta sanitaria diversificata sul territorio ( quattro presidi ospedalieri) osserviamo una carente offerta sociosanitaria  rivolta in particolare allo stato di disagio sulle cronicità e sulla riabilitazione.
Quali sono le proposte in materia?
Partiamo da un punto fondamentale: i cittadini hanno bisogno di sentire e vedere un presidio sanitario vicino casa, soprattutto in una zona come la nostra poco dotata di vie di comunicazioni ad alto scorrimento. Di certo, però, occorre far qualcosa per modificare la situazione perché il sistema sanitario della regione Lombardia, anche se non raggiunge i risultati disastrosi di alcune regione d’Italia, rischia anch’esso di precipitare verso una china di non ritorno. Occorre,  a tale scopo, aumentare l’efficienza sanitaria senza però implementare i costi del servizio e, soprattutto, senza far perdere neanche un posto di lavoro a chi mettendo  a disposizione  la sua professionalità  a favore del servizio sanitario, rende ed ha reso la sanità lombarda un modello per il Paese. Per realizzare questo ambizioso obiettivo si potrebbe pensare di mantenere nei Comuni dove già esiste un presidio  ospedaliero un efficiente servizio ambulatoriale accentrando tutte le altre attività presso l’ospedale di Sondrio. Nello stesso tempo, per rispondere tempestivamente alle situazioni d’urgenza si potrebbe pensare di creare un servizio di ambulanza non solo per il tramite le ambulanze ma anche usando eliambulanze che potrebbero, in tempi veramente irrisori, permettere di raggiungere non solo l’ospedale di Sondrio, ma ove ve ne fosse la necessità, gli ospedali di Lecco e Milano.  


3. Sempre in tema di politiche sociali quali sono le proposte  concrete per dare una risposta ai tanti problemi legati alla famiglia?
Il dibattito sul disagio sociale nella Provincia di Sondrio è tutt’altro che nuovo - si pensi che già nel 2001, quindi ben undici anni fa, il Sistema dei servizi sociali della Provincia di Sondrio aveva sentito l’esigenza di presentare un rapporto proprio sugli indicatori e sull’evoluzione del disagio sociale nel nostro territorio in comparazione con il resto della Lombardia - dobbiamo ora considerare che vi sono molti nuovi ostacoli di carattere sociale ed economico a rappresentare un ulteriore fattore di disagio rispetto alla quale un forte richiamo proviene anche dalla Diocesi e dalla Caritas di Sondrio.
Mi rifaccio alla fonte più autorevole che possa esserci, ancora una volta il Sistema dei servizi sociali della nostra Provincia, per evidenziare dati relativi all’attualità i quali certamente devono farci riflettere su alcune questioni chiave che non possono non preoccuparci, ma anche senza drammatizzare situazioni rispetto alle quali è possibile e doveroso intervenire.
Infatti l’ultimo Rapporto sul disagio sociale, che analizza i dati al 2011, ci racconta di una realtà nella quale la nostra Provincia manifesta ancora tassi di suicidio da non sottovalutare, seppur in calo costante rispetto ai terribili picchi degli anni 2002, 2004 e al dato anch’esso preoccupante dell’anno 2008. Il suicidio indica un disagio percepito, da chi poi si toglie la vita, come incomunicabile e disperato. Ecco perché tutti noi, a partire da chi riveste cariche di governo nei territori, siamo chiamati a prevenire e contrastare le tante, ancora troppe, situazioni di emarginazione sociale ed economica che spesso sono causa di quella che, in fondo, è una sconfitta dell’intera società nel momento in cui un essere umano decide di togliersi la vita sotto il peso di un disagio ritenuto insopportabile e probabilmente impossibile da condividere perfino con le persone più care e la famiglia . In un contesto nel quale la popolazione anziana (secondo le statistiche si intende con questa definizione quanti hanno 65 o più anni di vita, anche se sappiamo che ormai la durata media della vita si sta allungando sempre di più grazie agli sviluppi della medicina e al diffondersi di stili di vita più salutari anche nella fascia della terza età) è in costante aumento - le statistiche parlano di circa 37mila anziani nella nostra Provincia rispetto ai circa 29mila del 1997 - appare evidente come le politiche di assistenza e sostegno agli anziani siano essenziali per la nostra società perché sostenere loro significa sostenere le famiglie. Qui la situazione della provincia di Sondrio è ambivalente: su un piano, infatti, all’aumentare della popolazione anziana sta progressivamente diminuendo la quota di quanti vivono nel rischio di povertà. Ma su un altro piano il crescere della quota di anziani si è accompagnato al manifestarsi di disagi emergenti nella vita di quanti, all’interno della popolazione in età avanzata, sono in situazione di difficoltà medica o psichica (penso in particolare ai dati relativi ai tempi medi di attesa degli accertamenti di invalidità e agli iter per l’accertamento degli handicap). Così come vi è un problema in crescita relativo alle cure e alle modalità assistenza in favore della quota di anziani con disturbi psichici.
Senza dilungarmi oltre, infine, evidenzio due ulteriori fattori:
Il primo riguarda la constatazione che, tra il 1997 e il 2011, è cresciuta in modo quasi costante (e percentualmente maggiore rispetto al trend di crescita del numero di famiglie registrate nella provincia di Sondrio) la quantità dei provvedimenti di sfratto, che dal 1° gennaio al 31 agosto 2012 (ultimo dato disponibile, fonte Caritas di Sondrio) sono stati 229, ovvero sei di più di quanto era avvenuto in precedenza nell‘intero 2008, che era stato proprio l‘anno nel quale il trend degli sfratti in provincia ha cominciato a crescere.
Il secondo attiene alla situazione economica della Valtellina e della Valchiavenna. Il nostro territorio sta risentendo della crisi economica che colpisce, nel quadro di difficoltà che si registra a livello europeo, l’Italia.

Ciò mi porta alla considerazione, che desidero condividere con voi, su come la crisi economica, nel modo più evidente, stia nel nostro territorio determinando una crescita (per alcuni indicatori, come accennato prima, molto chiara) del disagio sociale che trova riscontro, in particolare, in situazioni di povertà più diffusa tra le famiglie e di rischio di povertà per gli anziani. Le politiche sociali sono un elemento essenziale delle attività delle regioni. Infatti, in base all’attuale assetto del Titolo V della Costituzione, i servizi socio-assistenziali sono di competenza regionale. Ecco allora che far parte del Consiglio regionale in rappresentanza del nostro territorio sarebbe per me una grande possibilità per poter dare un contributo concreto da una parte a portare all’attenzione del governo regionale i problemi che caratterizzano il quadro sociale della Valtellina e della Valchiavenna e dall’altra a proporre soluzioni concrete che consentano di offrire soluzioni condivise a chi, nella nostra Provincia, vive situazioni di disagio sociale. Ed è proprio per tale ragione che vorrei adottare un nuovo approccio alla politica sociale. Più che propormi, in questa sede, come risolutore dei problemi ai quali è difficile dare una soluzione in tempi brevi, preferisco che mi consideriate come un collettore, un referente delle vostre e nostre problematiche per la cui risoluzione mi attiverò con tutte le mie forze  in sede regionale.


4. In tema di tasse quale è la proposta inerente una eventuale alleggerimento della addizionale irpef regionale?
Ci troviamo in un momento di grave crisi economica, probabilmente il Paese sta attraversando la più grande crisi del dopoguerra. Ritengo che politiche volte ad aumentare le tasse più che a ridurle non possono che, a mio avviso, favorire una spirale recessiva che abbiamo l’obbligo morale, prima che politico, di fermare. Le famiglie, così come le imprese, non sono più in grado di sostenere un peso fiscale quale quello di oggi. Dovrò fare di tutto per ridurre la pressione fiscale che grava sulle famiglie e sulle imprese perché abbassare la pressione fiscale significa far ripartire l economia e soprattutto il comparto dell’edilizia che costituisce una dei principali indotti dell’economia valtellinese. Basti pensare che quasi la totalità delle imprese valtellinesi sono legate in modo diretto o indiretto a questo settore.
Il mio impegno è quello di ridurre le tasse tagliando gli sprechi  per far ripartire l’economia.  

5. Quali sono le proposte per il rilancio delle imprese e della occupazione in Provincia e nella nostra città?
Al fine di rilanciare concretamente le imprese e l’occupazione non solo in provincia ma anche in città io propongo una proposta concreta: la realizzazione di una Silicon Valley  provinciale. A tale scopo ho già predisposto una proposta di legge da presentare in regione che riceverà anche il supporto a livello nazionale, per finanziare il settore Hi Tech.
L idea è quella di creare un distretto tecnologico che valorizzi le aree di montagna e ne favorisca lo sviluppo creando sinergie tra procedimenti di formazione ad alto tasso di conoscenza ed impresa per far in modo che le persone che vengono formate siano immediatamente inserite nei processi produttivi. L’impegno è quello di creare offerta di lavoro ad alta specializzazione facendo in modo che i giovani della nostra provincia non siano costretti  a studiare fuori provincia dove poi rischiano di rimanere, sottraendo così risorse giovani e altamente specializzate alla nostra terra.  Ed è proprio per questo che, riprendendo ed o ingrandendo un successo già ottenuto – il polo distaccato a Faedo dell’Università Bicocca di Milano per la formazione di infermieri- ho pensato di riprendere in mano il progetto per la realizzazione di un polo tecnologico supportato da un indotto di imprese Hi tech finanziate, secondo modalità che andranno stabilite, dalla regione.

Le risposte dei candidati


Riceviamo e pubblichiamo le risposte che il Consigliere Ugo Parolo ci ha fatto pervenire.
Penso sia utile capire e studiare le proposte di chi si propone come rappresentante della nostra Provincia a livello regionale.
Ringrazio Ugo Parolo per aver voluto contribuire a questa richiesta.
Antonio Grimaldi
Coordinatore della Costituente Civica di Sondrio

UGO PAROLO, Candidato al Consiglio Regionale per la Lega Nord a sostegno di ROBERTO MARONI

1. Una delle condizioni necessarie per il buon governo del territorio e' la semplificazione amministrativa. La frammentazione del potere decisionale, suddiviso in una miriade di enti, rende difficoltoso ed oneroso il funzionamento della macchina amministrativa.
Quali sono le proposte concrete dei candidati al fine di arrivare  alla  fusione tra comuni e la soppressioni di enti inutili?
La semplificazione amministrativa è assolutamente necessaria. La burocrazia è uno dei maggiori costi per il nostro Paese ed è uno dei principali ostacoli allo sviluppo. Quindi occorre intervenire subito. Come? Innanzitutto occorre tenere presente quali sono i campi di azione consentiti a livello regionale, altrimenti si rischierebbe solo di fare promesse vane. Ci sono materie sulle quali ci piacerebbe intervenire ma che purtroppo  sono di competenza esclusiva dello stato: una su tutte l'ordinamento degli enti locali. La Regione non può decidere ad esempio come deve essere organizzato ed amministrato un comune di 100 abitanti in montagna piuttosto che una città da un milione di abitanti. La Regione però può e deve intervenire per evitare che più enti decidano della stessa materia, può e deve ridurre al minimo la propria attività amministrativa decentrando il più possibile le competenze agli enti locali. La Regione deve fare in via prioritaria  le leggi, gli enti locali devono amministrare. Vogliamo applicare integralmente l'art. 118 della nostra Costituzione sino ad oggi in gran parte ignorato da un Ente Regionale che seppur bene amministrato ha fatto fatica a delegare le competenze amministrative ai territori. Territorio che a quel punto va assolutamente semplificato e sfoltito di tanti enti . L'integrazione dei servizi comunali è un processo già in atto e va sostenuto anche economicamente. Il problema non sono i tanti campanili (comuni) ma i tanti uffici in tanti comuni che fanno le stesse cose senza economie di scale e spesso senza le dovute conoscenze. Costi e disservizi sono il problema, non la rappresentanza dei campanili (comuni). Va da sè  che un processo di fusione dei comuni basato sul consenso del territorio interessato  va comunque sostenuto ed incentivato, anche attraverso meccanismi premiali. Siamo per gli enti di primo livello (cioè eletti dai cittadini) e la trasformazione delle Province in enti di secondo livello è un grave errore al quale bisogna porre rimedio. Le province (quelle utili come la nostra) devono essere rafforzate, in impoverite, e devono assorbire le competenze amministrative degli attuali enti di secondo livello (BIM e Comunità Montane) e le funzioni  che le fusioni o unioni di comuni non sapranno o potranno esercitare. Il programma di Roberto Maroni prevede poi una rivoluzione burocratica : basta con il sistema delle autorizzazioni e dei timbri su tutto. Libertà di iniziativa nel rispetto della legge con il cittadino responsabilizzato. Controlli periodici e seri della pubblica amministrazione per prima correggere eventuali violazioni e successivamente per punire chi non ottempera.

2. Il sistema socio sanitario della nostra Provincia attraversa un momento particolare. A fronte di una offerta sanitaria diversificata sul territorio ( quattro presidi ospedalieri) osserviamo una carente offerta sociosanitaria  rivolta in particolare allo stato di disagio sulle cronicità e sulla riabilitazione.
Quali sono le proposte in materia?
Va ricordato innanzitutto che in base all'ultimo dato disponibile (bilancio 2011)la sanità lombarda ha chiuso con un attivo di 45 milioni di euro a fronti di 5 regioni del centro sud che hanno generato un debito di 12 MILIARDI. Va anche sottolineato che il nostro sistema sanitario è di gran lunga il migliore in Italia e uno dei migliori in Europa. In questo quadro si inserisce la sanità valtellinese e valchiavennasca che già viene riconosciuta come particolare nel sistema lombardo (infatti genera circa 40 milioni all'anno di costi aggiuntivi rispetto alla media regionale). Questa la fotografia della situazione attuale. Che fare per migliorare. Innanzitutto riprendo le esatte parole di Roberto Maroni che a Morbegno alcuni giorni fa rispondendo ad analoga domanda disse: "voglio fare una fotografia della situazione in ogni provincia per poi decidere come intervenire. Gli ospedali devono essere fatti dove servono, indipendentemente dai costi. Ed è evidente che in montagna gli ospedali servono vicino alla gente". Quindi ospedali se servono, non se costano poco.  Non basta disporre di adeguate risorse per garantirci un'offerta sanitaria adeguata. Alcune prestazioni necessariamente devono essere integrate in centri specifici e una valutazione in tal senso si potrà fare sulle cronicità e sulla riabilitazione.

3. Sempre in tema di politiche sociali quali sono le proposte  concrete per dare una risposta ai tanti problemi legati alla famiglia?
Il programma di Roberto  Maroni prevede espressamente che la "famiglia è la prima agenzia del Welfare", quale cellula fondamentale della società. La famiglia genera,cura ed educa i cittadini di domani, assiste e si fa carico dei disabili ed anziani.
La famiglia verrà quindi sempre più coinvolta in una rete di unità di offerta qualificata che deve passare dalla corresponsabilizzazione di tutti gli attori del sistema (famiglia, terzo settore, pubblica amministrazione).
Si vuole dare corso al Fattore Famiglia Lombardo che rispetto all'ISEE considera una pluralità di fattori specifici quali:
·         maggior peso al numero di componenti della famiglia
·         presenza di figli in età di studio o anziani a carico
·         casi di mono-genitorialità o vedovanza
·         presenza di persone invalide o disabili
·         computo dell'affidamento famigliare
·         computo delle situazioni di difficolta occupazionale    
Si vuole semplificare l'accesso ai servizi tramite  lo Sortello Unico   per il Welfare, potenziare l'attenzione alle nuove dipendenze (gioco d'azzardo, internet), e alla violenza sulle donne. Si vuole implementare il Fondo Nasko (attualmente 3000 euro per ogni nascita), rafforzare i programmi di mediazione famigliare in caso di separazioni conflittuali.
Il nucleo famigliare è garantito nell'equilibrio anche attraverso l'accesso al lavoro per i giovani. Il programma di Maroni prevede da subito un fondo (denominato fondo 50) finanziato  in via sperimentale con 50 milioni per garantire fino a 50.000 euro ad ogni giovane che vuole avviare attività meritorie. La Regione si fida dei suoi giovani ed investe. Maroni vuole inoltre sottoscrivere un accordo con lo Stato centrale per garantire a Regione Lombardia uno status di no tax area per tre anni per tutti i giovani che vorranno avviare attività in alcuni campi particolari (nuove tecnologie, attività ad impatto ambientale zero, apertura di negozi storici o attività culturali legate al territorio)

4. In tema di tasse quale è la proposta inerente una eventuale alleggerimento della addizionale irpef regionale?

Il presupposto per poter realisticamente intervenire efficacemente nella riduzione della pressione fiscale sta nella concretizzazione del principale obiettivo della proposta Maroni: trattenere almeno il 75% delle tasse dei lombardi in Lombardia. Il valore in gioco è di 16 miliardi di euro all'anno. Ogni altra proposta che non abbia come presupposto la disponibilità di una maggiore quota delle nostre tasse è a nostro modo di vedere solo la solita promessa elettorale.
Basta guardare i numeri per capirlo. Nel 2010 Regione Lombardia aveva un bilancio di 4,5 miliardi (al netto della sanità), nel 2013 avrà un bilancio di 2,950 miliardi (- 35% in tre anni!!!).Nel 2014 si prevedono ulteriori tagli.
Se non si inverte la rotta è impossibile intervenire sulla pressione fiscale, molto probabile il taglio di ulteriori servizi e l'aumento di tariffe (esempio trasporto pubblico).
La  Lombardia è di gran lunga la regione che ha i minori costi della pubblica amministrazione (30 dipendenti su centomila abitanti contro i 74 della toscana o i 159 dell'Umbria), i minori costi della politica (7,7 euro per ogni cittadino contro una media di 40 euro), è l'unica regione che pagherà nel 2013 i fornitori a 30 giorni (ci sono regioni che pagano a 600/800giorni). La Lombardia produce un prodotto interno lordo superiore a molti stati europei (es. Austria e Danimarca) e più del doppio del Portogallo. E' l'unica regione italiana che ha chiuso il bilancio della sanità in attivo (+45milioni) mentre ci sono 5 regioni che da sole hanno prodotto 12 miliardi di debiti.
Eppure ogni promessa di abbassare la pressione fiscale è destinata a restare se non si riuscirà a trattenere una parte delle nostre tasse. La nostra Costituzione lo permette. L'art. 117 penultimo comma  prevede organi comuni tra più regioni e l'art. 116 (federalismo a geometria variabile) permette di rivendicare maggiore autonomia alle regioni che lo richiedono. Il percorso passa quindi attraverso un'intesa tra le regioni del nord (già sottoscritta in via preliminare sabato scorso dai presidenti delle regioni veneto, Piemonte, Friuli e dal candidato Maroni) e successivamente dalla rivendicazione politica/istituzionale presso lo Stato centrale di una maggiore autonomia. Siamo convinti che una simile istanza di tutte le regioni del nord non potrà essere ignorata da nessun Governo e siamo certi che  se riparte la locomotiva lombarda tutto il Paese potrà trarne beneficio. L'esempio virtuoso della Lombardia potrebbe essere seguito da altre regioni.
Con le risorse trattenute si potrebbe concretamente abbassare la pressione fiscale di competenza regionale (Irap, addizionale irpef, bollo auto), intervenire a sostegno delle imprese e delle famiglie, aiutare i giovani a trovare lavoro (la proposta è zero tasse per i primi tre anni di attività), fare un serio programma delle infrastrutture e realizzarlo.

5. Quali sono le proposte per il rilancio delle imprese e della occupazione in Provincia e nella nostra città?
La nostra provincia deve puntare decisamente sulle potenzialità che la fanno unica nel panorama lombardo, quali  la bellezza dei suoi paesaggi  el'ambiente in gran parte integro, ma anche sulle qualità dei valtellinesi e valchiavennaschi (laboriosità, ingegno, serietà). Dentro un quadro di valorizzazione del territorio si possono programmare tante nuove attività e il rilancio di quelle esistenti. Anche in Provincia come altrove occorre però soddisfare quattro condizioni essenziali per poter sperare in una ripresa delle attività :, fisco equo, accesso al credito, sburocratizzazione, energia  e infrastrutture adeguate.
I primi tre punti devono essere affrontati in un quadro di politiche regionali e in parte sono già stati trattati nelle precedenti risposte, il tema delle infrastrutture merita invece un'attenzione più calibrata sulla nostra realtà. Siamo la provincia meno infrastrutturata della Lombardia e una delle ultime in Italia. Occorre risolvere definitivamente il problema dell'inadeguatezza dei nostri collegamenti, sia ferroviari che stradali. Ed è necessario anche garantire a tutto il territorio l'accesso alle nuove tecnologie.
Abbiamo contribuito in maniera decisiva alla realizzazione del primo tratto della nuova SS38 che ormai potremmo considerare risolta sino ad Ardenno, occorre risolvere il nodo di Tirano già finanziato in parte. Con l'avvento della nuova società di gestione del servizio ferroviario partecipata dalla Regione (Trenord) la situazione dei treni  è sensibilmente migliorata. Occorre fare di più in tal senso. E' evidente che la vera soluzione sta nel rifacimento della linea ferroviaria, sopratutto nel tratto Lecco-Colico. Ma per fare questo servono  tanti soldi (solo trattenendo una parte dei nostri soldi tale progetto potrebbe essere realistico).
Realizzando il programma di Roberto Maroni (75% delle tasse in Lombardia) si potrebbe realisticamente pensare anche a risolvere finalmente il problema dell'isolamento dall'Europa (Stelvio, Mesolcina)e dal resto della regione (Mortirolo). Sembrano progetti faraonivci ma vogliamo ricordare che si tratta di fare gallerie di 7/10 Km, esattamente come la galleria che gli austriaci hanno realizzato una decina di anni fa a Landeck (Bassa Engadina) per evitare l'attraversamento di un paese  grande come Chiavenna . Mi chiedo e vi chiedo,  se  gli austriaci che hanno meno ricchezza della Lombardia possono permettersi una galleria di 8Km per evitare l'attraversamento di una paese di 8.000 abitanti , per quale motivo   i lombardi, i valtellinesi e valchiavennaschi  non dovrebbero poter fare la stessa opera per collegare un'intera provincia all'Europa?
Altro tema tipicamente legato al nostro territorio è quello dell'energia. E' assurdo che le nostre imprese paghino l'energia più che altrove, subiamo la concorrenza della Svizzera, dell'Austria, delle province autonome di Trento e Bolzano dove i costi energetici sono molto più bassi. Abbiamo gli stessi diritti e ci impegniamo a riprendere la battaglia già iniziata per indurre la Stato centrale a modificare la legge di assegnazione delle nuove concessioni idroelettriche affinchè  al territorio venga riconosciuto una adeguata compensazione e compartecipazione.

In un anno 60 negozi chiusi a Sondrio!!!

La notizia è sorprendente perchè, nonostante sapessimo della grave crisi, non avevamo i numeri.
Li fornisce un articolo della Provincia quotidiano della scorsa settimana: 60 negozi chiusi in un anno!!!
Una città che perde 60 esercizi commerciali è una città che si avvia al declino. La crisi congiunturale pesa sicuramente ma c'è da chiedersi se non sono stati compiuti tutti i passi necessari per fermare questo declino.
Mentre si pensava ad abbellire la città una miriade di negozi abbassavano le saracinesche. Forse qualche scelta è stata sbagliata? Forse non si è intuito che dare forma alla città non significa dare anche sostanza?
Le piazze belle ma vuote segnano una crisi profonda del capoluogo che bisogna fermare.
Solo una visione di lungo periodo che passa attraverso la valorizzazione delle attività produttive ed un dialogo profondo con il territorio può invertire questa tendenza.
La disoccupazione in città aumenta, i giovani devono emigrare per trovare lavoro ed il capoluogo è incapace di essere promotore di iniziative di qualità. Iniziative legate alla crescita, all'ambiente, al turismo ed alla cultura di qualità.
Troppa ideologia spegne la naturale vocazione di una città soffocata dal voler fare senza condividere le scelte con chi nella città deve vivere.
antonio grimaldi
Coordinatore della Costituente Civica di Sondrio

Riportiamo l'articolo in discussione.

Sondrio - In un anno 60 negozi della città hanno chiuso, per sempre: bar, negozi di abbigliamento, lavanderie, esercizi commerciali dell'arredamento. Nessun settore è sfuggito alla crisi e nessuna zona della città è rimasta indenne. Lo spettacolo è sempre lo stesso, triste: vetrine vuote, cartelli di "vendesi", "cedesi attività" o "affittasi" e saracinesche abbassate.
Entrando a Sondrio dalla statale ci si imbatte subito, dopo la rotonda di viale Milano, in un enorme spazio vuoto che un tempo neanche troppo lontano ospitava un negozio di divani e arredamento per la casa.
Lungo viale Milano sono altre tre le vetrine vuote sul lato destro della strada, mentre sul lato sinistro spiccano le saracinesche abbassate di un ex negozio di macchine e utensili, ora messo in vendita. Si prosegue poi in via De Simoni con il negozio di segnaletica stradale chiuso ormai da tempo immemore e un'altra vetrina dove desolatamente non c'è più nulla da esporre. Superata piazza Garibaldi, anche le vie del centro non sono esenti dalla crisi.
Molto colpite sono via Piazzi e galleria Campello: in via Piazzi hanno chiuso due negozi d'abbigliamento, uno di abbigliamento sportivo, un erboristeria e un esercizio specializzato nella vendita di camini. In galleria Campello, invece, hanno gettato la spugna un'altra gioielleria, un negozio d'abbigliamento e inoltre un'altra vetrina è vuota, mentre quello che un tempo era un negozio si è ora trasformata nella sede di un movimento politico. E arrivando alle vie del centro, ha appena chiuso lo storico bar di via Dante, mentre proprio di fronte un negozio di abbigliamento per bambini è impegnato nella liquidazione totale, ultimo passo prima della chiusura. La crisi, poi, non risparmia nemmeno le grandi aziende tant'è vero che da poco in via Trieste è chiuso il Ki Point delle Poste .
Proprio di fronte ha cessato l'attività anche un negozio di telefonia ed elettronica. Dopo aver percorso via Cesura, dove si incontra una vetrina vuota, si arriva in Garberia e anche lì sui due piani del centro commerciale sono tre gli spazi commerciali in vendita o affitto.
Ritornando, invece, su via Trieste, da poco hanno abbassato la saracinesca un negozio di videogiochi e un bar. Da via Trieste si svolta a destra su via Cesare Battisti dove quella che poco tempo fa era una lavanderia ora è uno spazio commerciale in affitto.
In via Nazario Sauro, poi, la situazione non è migliore, con un negozio di oggettistica e uno di modellismo da oltre un mese ormai tristemente chiusi uno di fianco all'altro.
Avanti qualche passo, in via Mazzini ormai non ci sono più un negozio di articoli per la casa e uno che vendeva letti e materassi.
E anche in una delle vie trasversali, in via Pio Rajna, per quanto piccola, sono rimasti vuoti lo studio di un fotografo e un'attività di tecnografica. Se il centro città vede ormai molte saracinesche abbassate, anche nelle zone periferiche lo scenario non è purtroppo migliore. Nel quartiere sud-ovest in via Aldo Moro non c'è più una storica autoscuola che ha trasferito la propria sede in un'altra zona della città; in via Maffei campeggia il cartello "affittasi" sulla vetrina di uno spazio commerciale che era fino a poco tempo fa un fruttivendolo.
E al centro commerciale La Piastra non ci sono più una gioielleria, un negozio di articoli per la casa, un'attività che vendeva abbigliamento sportivo e uno studio fotografico.
È impossibile, poi, non notare un enorme spazio vuoto anche a due passi dell'oratorio San Rocco praticamente dalla parte opposta della città, o che l'edicola di fronte all'ospedale è chiusa ormai da mesi. E anche gli enti pubblici sono stati costretti a rinunciare a loro spazi, come il consorzio turistico che ormai da più di un anno ha lasciato la propria sede di fronte alla stazione ferroviaria

Si può.... credere alla fusione




Il grido d'allarme lanciato dai sindaci dei comuni della Provincia conferma ancora una volta che la vera priorità in questo momento è la semplificazione amministrativa.
Da tempo interveniamo sull'argomento e da tempo sollecitiamo gli amministratori a prendere misure adeguate. Lo facciamo perché convinti non solo da un punto vista  di opportunità economica ma soprattutto perchè convinti da un punto di vista culturale. Accorpare i piccoli comuni ( ed in Valtellina e Valchiavenna sono tutti piccoli) ha una valenza culturale più che finanziaria. Ma è lo stimolo finanziario a convincere di cambiare rotta. Ben vengano quindi le prese di posizione da parte dei primi cittadini e accogliamo con favore la loro posizione.
          La spinta deve essere culturale al fine di riuscire a valorizzare l'intero territorio e
         dare valenza alle eccellenze che in esso ci sono. 
Sondrio deve essere capofila di questo percorso ed è per questo che sono convinto che l'unica verità che possiamo dire agli elettori nelle prossime settimane riguarda la questione della fusione, riguarda l'opportunità di veder nascere nel giro di poco tempo un super comune di mandamento che, come abbiamo più volte detto, sarà più forte e più rappresentativo. Partire dalla condivisione e dall'amore per la nostra terra è la condizione necessaria per avviare questo percorso. Nessuno è capace di vincere se non unisce le proprie forze con altri. Ma fino adesso tutto questo non è stato discusso. Il capoluogo non ha mai sollecitato una vera azione in questo senso. Non si è mai fatto promotore di iniziative concrete. Ed è per questo motivo che il territorio deve avere una nuova classe dirigente a guidare il Capoluogo, una classe di amministratori che su questo tema ci crede per questioni culturali e generazionali. L'attuale Amministrazione non si è mai fatta carico di queste problematiche forte del ruolo che Sondrio aveva sulla carta. Gli unici approcci sono stati sempre negativi ed i risultati sono a dimostrarlo. E' una questione di cultura e di sensibilità. La frammentazione eccessiva della rappresentanza svilisce la forza di un territorio. Non crea opportunità ma amplifica le difficoltà. Abbiamo simulato la creazione di un super comune e ci siamo resi conto della grande opportunità che ne può derivare. La logica del “campanile” deve trasformarsi, e di fatto lo è già, in una unica visione fatta da tanti particolari ma forte di un unico centro di potere. Un governo forte capace di far sentire la propria voce. Una voce forte per stare vicino a chi soffre, una spinta agli imprenditori per credere nelle capacità di questa terra, per valorizzare l'ambiente con iniziative sostenibili e credibili. Una massa critica capace di creare sinergie e di rilanciare questo territorio da troppo tempo fermo e chiuso in se stesso.
La nostra visione parte da qui, dal considerare la città un luogo aperto ed inclusivo dove il futuro si giocherà insieme a tutti i comuni del territorio. Tutti senza esclusione di nessuno. L'unione della Valmalenco, esempio lodevole di semplificazione amministrativa, ha nel tempo perso la sua capacità propulsiva. La partita della valmalenco si gioca sul terreno del mandamento con gli altri comuni. Essi rappresentano un pezzo importante della nostra montagna insieme alla sponda orobica capace di offrire vette spettacolari. Ad ognuno la valorizzazione necessaria da un punto di vista culturale e turistico.
La Costituente Civica di Sondrio ha sempre creduto in questo progetto e ne farà una battaglia amministrativa.
Avere un unico centro di potere decisionale permetterà di semplificare le procedure e di dare risposte concrete. Via la Comunità Montana, via gli enti parco. Il Comune che nascerà avrà nelle sue funzioni la gestione dei servizi e della valorizzazione della montagna.
Ecco perchè queste elezioni regionali hanno una grande importanza. Dalla Regione potrebbe arrivare una legge sulla semplificazione ed una spinta importante alla fusione.
Oggi il territorio chiede di essere rappresentato in modo forte. Non è possibile rispondere alle necessità di alcun tipo se non creando un livello di potere più rappresentativo.
Le prossime Amministrative di Sondrio saranno un appuntamento importante tra chi vorrà lanciare una nuova sfida e chi vorrà rimanere nel passato.
Tutti i cittadini del mandamento sanno che noi della Costituente faremo di questo tema il primo tema e se vinceremo istituiremo da subito una super giunta di mandamento per decidere insieme come e quando arrivare al super comune.
I cittadini di Sondrio sanno da tempo che la nostra inziativa è frutto di una nuova visione che guarda al futuro con gli occhi di chi ha la responsabilità di creare qualcosa di nuovo perchè consapevole che ciò che ci hanno dato finora non è più sufficiente.
antonio grimaldi
Coordinatore della Costituente Civica di Sondrio

Domande ai candidati

La campagna elettorale e' entrata nel vivo. I candidati scelti dai partiti hanno iniziato il loro percorso verso il voto di fine febbraio e le assemblee pubbliche sono oramai quotidiane.
Tutto e' pronto al di fuori delle proposte che tardano ad arrivare.
Chi governerà dovrà trovare le soluzioni ai molti problemi esistenti ed i cittadini vogliono sapere quali sono le proposte concrete.
Noi della Costituente Civica di Sondrio, come e' noto, non prenderemo parte alla campagna ma dal nostro osservatorio di cittadini poniamo tre domande ai candidati nella speranza di ricevere qualche risposta.
1. Una delle condizioni necessarie per il buon governo del territorio e' la semplificazione amministrativa. La frammentazione del potere decisionale, suddiviso in una miriade di enti, rende difficoltoso ed oneroso il funzionamento della macchina amministrativa.
Quali sono le proposte concrete dei candidati al fine di arrivare  alla  fusione tra comuni e la soppressioni di enti inutili?
Sono disposti a  sostenere proposte di legge che prevedano meccanismi premiali per comuni che intendono rafforzare la loro rappresentanza sul territorio attraverso la fusione?
2. Il sistema socio sanitario della nostra Provincia attraversa un momento particolare. A fronte di una offerta sanitaria diversificata sul territorio ( quattro presidi ospedalieri) osserviamo una carente offerta sociosanitaria  rivolta in particolare allo stato di disagio sulle cronicità e sulla riabilitazione.
Quali sono le proposte in materia?
Quale progetto di ospedalizzazione propongono per la nostra Provincia e quale ruolo per l'Ospedale di Sondrio?
3. Sempre in tema di politiche sociali quali sono le proposte  concrete per dare una risposta ai tanti problemi legati alla famiglia?
4. In tema di tasse quale è la proposta inerente una eventuale alleggerimento della addizionale irpef regionale?
5. Quali sono le proposte per il rilancio delle imprese e della occupazione in Provincia e nella nostra città ?
Mettiamo a disposizione il nostro sito per le risposte dei candidati impegnandoci  a darne massimo rilievo .
Antonio Grimaldi
Coordinatore della Costituente Civica di Sondrio