In un anno 60 negozi chiusi a Sondrio!!!

La notizia è sorprendente perchè, nonostante sapessimo della grave crisi, non avevamo i numeri.
Li fornisce un articolo della Provincia quotidiano della scorsa settimana: 60 negozi chiusi in un anno!!!
Una città che perde 60 esercizi commerciali è una città che si avvia al declino. La crisi congiunturale pesa sicuramente ma c'è da chiedersi se non sono stati compiuti tutti i passi necessari per fermare questo declino.
Mentre si pensava ad abbellire la città una miriade di negozi abbassavano le saracinesche. Forse qualche scelta è stata sbagliata? Forse non si è intuito che dare forma alla città non significa dare anche sostanza?
Le piazze belle ma vuote segnano una crisi profonda del capoluogo che bisogna fermare.
Solo una visione di lungo periodo che passa attraverso la valorizzazione delle attività produttive ed un dialogo profondo con il territorio può invertire questa tendenza.
La disoccupazione in città aumenta, i giovani devono emigrare per trovare lavoro ed il capoluogo è incapace di essere promotore di iniziative di qualità. Iniziative legate alla crescita, all'ambiente, al turismo ed alla cultura di qualità.
Troppa ideologia spegne la naturale vocazione di una città soffocata dal voler fare senza condividere le scelte con chi nella città deve vivere.
antonio grimaldi
Coordinatore della Costituente Civica di Sondrio

Riportiamo l'articolo in discussione.

Sondrio - In un anno 60 negozi della città hanno chiuso, per sempre: bar, negozi di abbigliamento, lavanderie, esercizi commerciali dell'arredamento. Nessun settore è sfuggito alla crisi e nessuna zona della città è rimasta indenne. Lo spettacolo è sempre lo stesso, triste: vetrine vuote, cartelli di "vendesi", "cedesi attività" o "affittasi" e saracinesche abbassate.
Entrando a Sondrio dalla statale ci si imbatte subito, dopo la rotonda di viale Milano, in un enorme spazio vuoto che un tempo neanche troppo lontano ospitava un negozio di divani e arredamento per la casa.
Lungo viale Milano sono altre tre le vetrine vuote sul lato destro della strada, mentre sul lato sinistro spiccano le saracinesche abbassate di un ex negozio di macchine e utensili, ora messo in vendita. Si prosegue poi in via De Simoni con il negozio di segnaletica stradale chiuso ormai da tempo immemore e un'altra vetrina dove desolatamente non c'è più nulla da esporre. Superata piazza Garibaldi, anche le vie del centro non sono esenti dalla crisi.
Molto colpite sono via Piazzi e galleria Campello: in via Piazzi hanno chiuso due negozi d'abbigliamento, uno di abbigliamento sportivo, un erboristeria e un esercizio specializzato nella vendita di camini. In galleria Campello, invece, hanno gettato la spugna un'altra gioielleria, un negozio d'abbigliamento e inoltre un'altra vetrina è vuota, mentre quello che un tempo era un negozio si è ora trasformata nella sede di un movimento politico. E arrivando alle vie del centro, ha appena chiuso lo storico bar di via Dante, mentre proprio di fronte un negozio di abbigliamento per bambini è impegnato nella liquidazione totale, ultimo passo prima della chiusura. La crisi, poi, non risparmia nemmeno le grandi aziende tant'è vero che da poco in via Trieste è chiuso il Ki Point delle Poste .
Proprio di fronte ha cessato l'attività anche un negozio di telefonia ed elettronica. Dopo aver percorso via Cesura, dove si incontra una vetrina vuota, si arriva in Garberia e anche lì sui due piani del centro commerciale sono tre gli spazi commerciali in vendita o affitto.
Ritornando, invece, su via Trieste, da poco hanno abbassato la saracinesca un negozio di videogiochi e un bar. Da via Trieste si svolta a destra su via Cesare Battisti dove quella che poco tempo fa era una lavanderia ora è uno spazio commerciale in affitto.
In via Nazario Sauro, poi, la situazione non è migliore, con un negozio di oggettistica e uno di modellismo da oltre un mese ormai tristemente chiusi uno di fianco all'altro.
Avanti qualche passo, in via Mazzini ormai non ci sono più un negozio di articoli per la casa e uno che vendeva letti e materassi.
E anche in una delle vie trasversali, in via Pio Rajna, per quanto piccola, sono rimasti vuoti lo studio di un fotografo e un'attività di tecnografica. Se il centro città vede ormai molte saracinesche abbassate, anche nelle zone periferiche lo scenario non è purtroppo migliore. Nel quartiere sud-ovest in via Aldo Moro non c'è più una storica autoscuola che ha trasferito la propria sede in un'altra zona della città; in via Maffei campeggia il cartello "affittasi" sulla vetrina di uno spazio commerciale che era fino a poco tempo fa un fruttivendolo.
E al centro commerciale La Piastra non ci sono più una gioielleria, un negozio di articoli per la casa, un'attività che vendeva abbigliamento sportivo e uno studio fotografico.
È impossibile, poi, non notare un enorme spazio vuoto anche a due passi dell'oratorio San Rocco praticamente dalla parte opposta della città, o che l'edicola di fronte all'ospedale è chiusa ormai da mesi. E anche gli enti pubblici sono stati costretti a rinunciare a loro spazi, come il consorzio turistico che ormai da più di un anno ha lasciato la propria sede di fronte alla stazione ferroviaria

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